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Michel de Certeau, camminare per la città

A distanza di oltre trent’anni dalla prima edizione di Vita e morte delle grandi città, Jane Jacobs ricordava che i primi ad aver capito il senso del suo libro erano stati i pedoni, perché leggendolo avevano potuto constatare quanto in comune ci fosse tra la sua esposizione e il loro «appagamento», le loro «preoccupazioni ed esperienze». Ma d’altra parte «avevano collaborato alla ricerca», che si era basata «sulla osservazione e dall’ascolto della gente che cammina. Poi, a sua volta, il libro ha collaborato con le persone che si spostano a piedi dando legittimità a ciò che essi già conoscevano per conto loro[1]». La prospettiva del pedone ha quindi costituito il centro del cambiamento di paradigma che il libro aveva introdotto nell’urbanistica degli ultimi decenni del Novecento. D’altra parte le regole spaziali di chi si sposta a piedi nella città non necessariamente coincidono con quelle stabilite dalle norme urbanistiche.

Di ciò era convinto anche Michel de Certeau che individuava nell’atto di camminare la creazione di una città «metaforica», cioè in spostamento all’interno della città pianificata.. Nei brani di seguito riportati[2] l’autore racconta come il pedone trasformi «un’altra cosa ciascun significante spaziale», dato che camminare per la città è una pratica che «disfa le superfici leggibili» della città raffigurata e osservata dall’alto. «Ma coloro che vivono quotidianamente la città, a partire da soglie in cui cessa la visibilità, stanno in basso». E i loro corpi si muovono tra i pieni e i vuoti «di un testo urbano che essi scrivono senza poterlo leggere» (M.B.). (…)

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Note

[1] Jane Jacobs, Introduzione a Vita e morte delle grandi città, in Città e libertà, Milano, Elèuthera, 2020, pp.91-100.

[2] Michela de Certeau,L’invention du quotidien. I Art de fair, Gallimard, 1990, L’invenzione del quotidiano, trad. it di Mario Baccianini, Roma, Edizioni Lavoro, 2001, pp.144-167.

In testata il quadro di Gustave Caillebotte Rue de Paris, temps de pluie, 1877.

Di Michela Barzi

Laureata in Architettura presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Si è occupata di pianificazione territoriale ed urbanistica per vari enti locali. Ha pubblicato numerosi contributi sui temi della città, del territorio e dell'ambiente costruito in generale e collaborato con istituti di ricerca e università. Ha curato un'antologia di scritti di Jane Jacobs di prossima pubblicazione presso Elèuthera. E' direttrice e autrice di Millennio Urbano e scrive per altre riviste.