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L’aria delle città e il razzismo

Anteprima

Nel 2004, in un discorso per la Lewis Mumford Lecture, Jane Jacobs individuò nella «mentalità della piantagione» il male che la società americana non si è ancora lasciato alle spalle. La Plantation Age è stata lunga e duratura, affermava, e ha prodotto la schiavitù fisica e mentale che dal mondo rurale si è trasferita nella grande industria taylorista, in cui i lavoratori potevano essere usati come ingranaggi di una macchina o come peons on a plantation . L’eredità più pesante della Plantation Age è ovviamente la situazione dei discendenti degli schiavi, prima «tenuti in soggezione attraverso la repressione operata nel mondo rurale» – scriveva Jacobs in The Economy of Cities (1969 – L’economia delle città) – e poi «assoggettati economicamente con la discriminazione attuata nelle città». Il posto degli afro-americani è stato, e per molti versi è ancora, il ghetto, lo slum in cui essi vivono «sotto il dominio assoluto dei bianchi» che possiedono le loro abitazioni degradate.  E’ l’aria della città, direbbe probabilmente Jacobs che spesso citava il celeberrimo Stadtluft macht frei, l’unico antidoto alla mentalità della piantagione così diffusa ancora oggi negli Stati Uniti d’America.

Articolo pubblicato su Doppiozero il 21 giugno 2020.

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Di Michela Barzi

Laureata in Architettura presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Si è occupata di pianificazione territoriale ed urbanistica per vari enti locali. Ha pubblicato numerosi contributi sui temi della città, del territorio e dell'ambiente costruito in generale e collaborato con istituti di ricerca e università. Ha curato un'antologia di scritti di Jane Jacobs di prossima pubblicazione presso Elèuthera. E' direttrice e autrice di Millennio Urbano e scrive per altre riviste.