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Le città invisibili degli slum

2013-10-18 11.52.45
Foto M. Barzi

In tempi di crescente urbanizzazione del pianeta, con più di metà della popolazione umana che abita in una delle tante forme dell’ambiente urbano, succede che le città diventino invisibili, almeno per le istituzioni nazionali che dovrebbero censirne gli abitanti.

Ovunque diventi chiara la trasformazione fisica di ciò che prima, in considerazione di una serie di fattori ambientali, economici e sociali, si considerava ambiente rurale,  si presenta una certa difficoltà nello stabilire che l’evoluzione intercorsa abbia trasformato in città ciò che prima era considerato campagna. Quando le dimensioni del fenomeno diventano importanti, come nel caso del secondo paese più popolato al mondo, dove vive un quinto degli abitanti del pianeta, la perdita di informazioni che questa incertezza genera determina una zona d’ombra dove può sparire un numero di abitanti superiore a quello della Spagna.

E’ il caso dell’India dove, secondo un articolo del The Times of India (1), ci sono 50 milioni di abitanti di quelle forme d’insediamento precario ed abusivo costituito da baracche e da costruzioni di fortuna, internazionalmente conosciuto come slum, che non sono stati registrati dal censimento del 2011.

La popolazione urbana dell’India ammonta a 377 milioni di abitanti distribuiti nelle 7935 città censite, delle quali tuttavia solo 4041 sono dotate di un organo amministrativo. Le restanti 3894 sono considerate città solo ai fini del censimento della loro popolazione,  visto che le caratteristiche di questi insediamenti privi di una municipalità sono ritenute di tipo urbano solo dai criteri censuari.  Si tratta di villaggi governati da quella specie di unità amministrativa chiamata panchayat, una forma di governo locale del territorio rurale sussidiata dal governo centrale. I singoli stati dei quali è composta la struttura federale dell’India sono piuttosto riluttanti ad accordare alle città censuarie lo status di municipalità e chissà che non ci sia una ragione legata alla perdita dei sussidi da parte del ministero dello sviluppo rurale.

Il conteggio della popolazione che vive negli slum ha riguardato quindi solo le città che hanno un proprio statuto municipale, mentre sono state escluse le città emergenti, quelle derivate dalle trasformazioni dei villaggi, aspetto che mette in luce quanto sia complicato, e non solo in India, cogliere appieno la transizione dell’ambiente rurale in quello urbano.

Il problema riguarda anche le aree di espansione delle grandi città indiane, protagoniste in questi anni del boom immobiliare che ha coinvolto la classe media del paese,  fenomeno che rappresenta uno dei fattori d’incremento della popolazione urbana. Nella periferia di Delhi, i 190.000 abitanti della città censuaria di Khora vivono in gran parte in insediamenti chiamati jhuggi-jhopris, di fatto un sinonimo di slum, ed anche nella località residenziale di Noida, a sud della capitale, considerata di fascia alta per il mercato immobiliare, vi sono piccoli gruppi di insediamenti illegali di baracche.

Ma vi è un’altra ragione dell’incompleto censimento della popolazione degli slum, ufficialmente calcolata in 65 milioni di persone, ed è che sotto i 60-70 nuclei famigliari un insediamento non viene considerato tale dai criteri censuari. Mentre nel passato il fenomeno della diffusione degli slum era caratterizzato da grandi insediamenti dove poteva vivere anche più di un milione di persone, come ci ha raccontato Mike Davis nel suo famoso libro (2), ora è proprio il boom edilizio a limitare la disponibilità di aree sulle quale la popolazione più povera erige le proprie precarie abitazioni. Il fenomeno degli jhuggi-jhopris di piccole dimensioni era già stato  sottolineato un anno prima del censimento dal comitato istituito dal ministero delle politiche residenziali, che ha tra i suoi compiti anche la riduzione della povertà urbana. Purtroppo la raccomandazione di censire un insediamento abusivo a partire da un numero minimo di 20 nuclei famigliari, criterio che determinava una proiezione di 90 milioni di abitanti degli slum, non è stato adottato e ciò ha prodotto una sottostima di oltre il 40% della popolazione urbana povera.

Nelle città  dove gli slum  non sono stati censiti, di fatto tra il 10 e il 20 percento della popolazione vive in baracche circondate da fogne a cielo aperto e senza condutture dell’acqua, cifre che per il momento restano delle proiezioni ma che necessitano di essere accertate per poter gestire la situazione esplosiva rappresentata da condizioni abitative del tutto insalubri. Se i 50 milioni di abitanti non censiti degli slum dovessero essere confermati dalle rilevazioni statistiche, l’ammontare della popolazione urbana che vive in condizioni di estrema povertà rappresenterebbe quasi un decimo di quella complessivamente residente nello stato federale, aspetto che costituisce un enorme problema di governance per le sovrappopolate città indiane.

 

Note

(1) S. Varma, Census 2011 missed 5 crore slum dwellers, The Times of India, Oct. 12, 2013.

(2) M. Davis, Il pianeta degli slum, Milano, Feltrinelli, 2006

Di Michela Barzi

Laureata in Architettura presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Si è occupata di pianificazione territoriale ed urbanistica per vari enti locali. Ha pubblicato numerosi contributi sui temi della città, del territorio e dell'ambiente costruito in generale e collaborato con istituti di ricerca e università. Ha curato un'antologia di scritti di Jane Jacobs di prossima pubblicazione presso Elèuthera. E' direttrice e autrice di Millennio Urbano e scrive per altre riviste.

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