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Area vasta: un nuovo corso per il piano territoriale della Lombardia?

La variante del Piano Territoriale Regionale (PTR), che la Regione Lombardia ha pubblicato per commenti, non si occupa solo di consumo di suolo, come analizzato nell’intervento del 27 marzo scorso su questo stesso sito, ma amplia in modo consistente il campo di azione della pianificazione regionale. Se fino ad oggi il PTR si era occupato soprattutto di obiettivi e grandi strategie, delegando il coordinamento territoriale vero e proprio ai Piani Teritoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP), questa variante sembra volersi spingere fino a determinare in modo diretto, nelle aree più urbanizzate, le scelte di pianificazione locale su importanti argomenti come il recupero delle aree dismesse, la riqualificazione dei quartieri, il dimensionamento dei fabbisogni, la mobilità urbana, e altri (l’elenco completo alla pagina 8 del documento di Criteri del PTR).

La regione prevede lo sviluppo di PTRAR, ossia di Piani Territoriali Tegionali d’Area per la Rgenerazione, nelle zone dove siano presenti rilevanti quantità di aree dismesse, e una percentuale elevata di suoli urbanizzati. La tavola 5 D4 mostra gli areali da sviluppare attraverso PTRAR (le campiture quadrettate), che come si vede in figura includono tutti i capoluoghi di provincia e comuni limitrofi, ad eccezione di Sondrio, altre aree dove sono presenti fenomeni conurbativi, e in un unico grande areale la parte più urbana della Città metropolitana, della Brianza e dell’asse del Sempione.

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Areali per la rigenerazione. Fonte: Regione Lombardia, Variante del PTR, tavola 5 D4.

Il volume di criteri del PTR alle pagine 38 e 39 definisce il ruolo di questi piani:

–  “La Regione, in accordo con la Città Metropolitana, le Province e i Comuni interessati, individua i contenuti specifici della programmazione territoriale per la rigenerazione di ogni areale e, in sede di programmazione pluriennale, individua, all’interno degli Areali di programmazione territoriale di particolare complessità (areali da 1 a 20 della tavola 05.D4) i territori oggetto di PTRAr”.

–  “La Regione coordina l’attuazione di ciascun PTRAr sulla base degli indirizzi del Tavolo per la rigenerazione e di un programma operativo di gestione …”.

–  “La Regione, in accordo con le Province e i Comuni e, ove interessata, con la Città Metropolitana, definisce i contenuti specifici di ciascun PTRAr nei diversi territori”.

Nonostante l’inciso “in accordo con le Province e i Comuni” i PTRAR sono strumenti poco adatti allo sviluppo di percorsi di copianificazione, dove gli enti ai diversi livelli (comune, provincia, regione, enti di settore) partecipano e negoziano alla pari, definendo e condividendo una strategia unitaria per governare il temi di area vasta.

I PTRAR sono una forma specifica dei Piani Territoriali Regionali d’Area (PTRA) previsti dalla LR 12/2005, posseggono i poteri conformativi e  seguono le procedure di approvazione del PTR: “Le previsioni [del PTR elencate al comma 4 dell’art 20] hanno, qualora ciò sia previsto dal piano, immediata prevalenza su ogni altra difforme previsione contenuta nel PTCP ovvero nel PGT. In tal caso la previsione del piano costituisce disciplina del territorio immediatamente vigente, ad ogni conseguente effetto, quale vincolo conformativo della proprietà” (art 20 c.5 LR 12/2005). Più specificamente per il PTRA al successivo comma 6: “Le disposizioni e i contenuti del piano territoriale regionale d’area hanno efficacia diretta e cogente nei confronti dei comuni e delle province compresi nel relativo ambito”.

I PTRA sono generalmente strumenti circoscritti a situazioni specifiche “… qualora aree di significativa ampiezza territoriale siano interessate da opere, interventi o destinazioni funzionali aventi rilevanza regionale o sovraregionale” (art 20 c.6), come per esempio il Piano dei Navigli Lomabardi, il territorio della Franciacorta, o le aree interessate dagli aeroporti di Malpensa e Montichiari. I PTRA per la rigenerazione invece includono e mettono sotto il diretto controllo della Regione tutte le aree urbane importanti della Lombardia.

Una soluzione più efficace, e anche rispettosa delle autonomie locali, dovrebbe passare attraverso strumenti pensati per coinvolgere gli enti nelle decisioni, come per esempio varianti dedicate del PTCP – che è nato come strumento di coordinamento – o altri appositi strumenti di pianificazione di area vasta, di competenza provinciale o dei comuni tra loro associati. Il PTR potrebbe più utilmente sviluppare regole e strumenti che supportino, ma anche orientino, gli enti locali verso gli obiettivi di rigenerazione, che semplifichino e rendano più convenienti gli interventi all’interno del tessuto urbanizzato piuttosto che nelle zone agricole. Potrebbe inoltre dare un importante contributo nello spingere i comuni verso la redazione di PGT associati, per esempio favorendoli nella distribuzione di finanziamenti. Invece la suddivisione in ATO (Ambiti Territoriali Omogenei) proposta dal PTR non aiuta in tale senso. Aggiunge ulteriore confusione rispetto ad un quadro di riferimenti di area vasta già piuttosto confuso, dove diverse modalità di ripartizione del territorio si intrecciano e sovrappongono in vario modo tra loro.

Il compito è certo meno complesso in regioni con un numero ridotto di comuni. Ma è necessario affrontarlo, non creando nuove articolazioni, ma semplificando quelle già esistenti, riducendole possibilmente ad una unica, per esempio riferita alle zone omogenee della Riforma Delrio, tenendo conto degli ambiti di area vasta individuati nel passato da provincia e comuni e usati, dove questi hanno funzionato.

 

Riferimenti

Gli elaborati della variante sono pubblicati sul sito web www.ptr.regione.lombardia.it.

Una risposta su “Area vasta: un nuovo corso per il piano territoriale della Lombardia?”

Complimenti a Marco Pompilio. Chiaro, sostanziale, equilibrato. il tema, di suo, è complesso e delicato. Tocca molti poteri. Vedo un alto rischio di inconcludenza. Come dice Marco, siamo già in uno stato di “confusione”. E la prima cosa da fare è uscire dalla confusione. Perchè allontana, toglie consenso.
Serve una visione Politica che non c’è: chiara, motivata, semplice. A cosa miriamo e perchè. Con due o tre grandi obiettivi, e con le idee chiare sulle risorse. Provo a fare un esempio, un ragionamento.
La Città metropolitana è la dimensione per concorrere in Europa e nel mondo (un’area urbana sufficientemente vasta, omogenea, ricca e forte). Le vecchie città sono inadeguate.
Milano si deve concepire rispettosa, attenta e aperta alla Lombardia (e oltre: Novara), a seconda dei temi.
Gli aspetti chiave: il coordinamento delle iniziative (fare massa critica) al suo interno e le grandi decisioni da prendere insieme (governance). Su cosa decidere insieme? Vedo decisive tre questioni:
1° il sistema della Pubblica amministrazione, da ripensare, valorizzare e asciugare. Abbiamo un Comune ogni 3 km. in linea d’aria e oggi le macchine possono gestire 30 volte il numero degli abitanti rispetto a 30 anni fa; si possono unire i Comuni, portandoli da 134 a 20 – 30; il Nord Milano, ad esempio (Bresso, Cinisello, Cormano, Paderrno e Sesto: credo 300.000 abitanti) può ben essere un unico forte Comune, ferme le attuali strutture che imparano a lavorare in Gruppo (aspetto chiave del futuro). Milano può risparmiare grosso modo 1 miliardo l’anno in prospettiva e il ruolo della Pa può ampliarsi alla cura delle relazioni interne (sociali ed economiche: hanno un alto valore potenziale in termini di sinergie, attivazioni, collaborazioni). Nelle Pa non si tratta di licenziare nessuno. Anzi. Ridare alle Pa slancio, credibilità, immagine e, quindi, investimenti.
2° Il riassetto idrogeologico, che è delicato e compromesso, e può essere una risorsa; può produrre energia e disinquinare l’ambiente; riportarlo alla sua bellezza e ridurre il rischio – oggi non altissimo – di danni catastrofali.
3° il sistema dei trasporti (pubblico – privato; ferro e strada; collettivo, per auto e per bicicletta o pedone). Un sistema che guardi lontano (es. la Metropolitana policentrica Lombarda) e si realizzi per passi.
Queste motivazioni e questi obiettivi sono sufficienti a far capire e a fare consenso. E le risorse?
Con un progetto chiaro, semplice, di modernizzazione e valorizzazione di tutte le parti in causa (Pa, ambiente, aziende, cittadini), credo che il mercato finanziario risponderebbe positivamente: sarebbe pronto a investire.
E c’è un investitore istituzionale particolarmente interessato a questo splendido scenario. L’Assicuratore. Il 40% delle compagnie sembra avere un eccesso di capitali da investire, mentre Solvency II e la stessa IVASS (l’Istituto di vigilanza presieduto da Salvatore Rossi, direttore generale di Banca d’Italia) sollecita le compagnie a dare stabilità ai bilanci investendo in modo prospettico: per il contenimento dei rischi di cui si occupano. Semplice e rivoluzionario, ha detto Salvatore Rossi. Fare prevenzione di contesto è il modo migliore per mettere in sicurezza i bilanci (perchè si riduce il trend dei sinistri). Le migliori compagnie sono ampiamente disponibili. Certo, i progetti devono essere credibili.
Dunque, ho detto perchè, come e con quali risorse progettare e realizzare la Città Metropolitana. Semplice. Qual è il problema? Un grosso problema di poteri, evidenti e opachi. Credo anche di indicibili: lavorare in Gruppo nella Pa significa decidere e acquistare insieme. In trasparenza. Chiaro?
La cosa che Milano non deve fare? Andare a Roma con il cappello in mano. A chieder soldi.

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